Al Meeting 2007, L'onore di fare impresa nell'agroalimentare

26/08/2007
CDO Agroalimentare al Meeting 2007 è stata presente con un proprio stand dal tema "L'onore di fare impresa nell'agroalimentare".

Le aziende protagoniste durante la settimana sono state le latterie agricole Sant'Angelo e San Pietro di Mantova, Farchioni Olii di Giano dell'Umbria, Novamont di Novara, Pizzoli di Budrio (Bologna), Amalattea di Roma e La Linea Verde di Manerbio (Brescia). 
Una presenza quella di CDO Agroalimentare ancora più marcata grazie a sei mini workshop che hanno visto protagoniste le aziende ciascuna in una rispettiva giornata.

Le iniziative di Cdo Agroalimentare al Meeting di Rimini si sono poi chiuse il venerdì 24 agosto con il workshop dal titolo ?Come comprare la qualità??. 

Al centro dei dibattiti e degli incontri con il pubblico e gli addetti del settore, i temi della qualità, dell'innovazione e dell'investimento in capitale umano, nel segno dell' ?Onore di fare impresa nell'agroalimentare?

Il 24 agosto al Meeting di Rimini presso la Sala Neri sono intervenuti Bruno Piraccini, Consigliere Delegato Gruppo Orogel; Fabrizio Marzano, Presidente Unaproa; Paolo Bruni, presidente Fedagri-Confcooperative; Stefano Berni, direttore generale del Consorzio Grana Padano; Oscar Farinetti, Presidente Eataly; Vincenzo Tassinari, Presidente Coop Italia; Stefano Zamagni Ordinario di Economia all'Università di Bologna; Paolo De Castro, Ministro Politiche Agricole. Moderatore del convegno Camillo Gardini, Presidente di Cdo Agroalimentare. ?L'innovazione per noi nasce da uno sguardo diverso sulla realtà?, ha dichiarato Gardini a margine dell'evento, come giudizio sulla presenza di Cdo Agroalimentare al Meeting di Rimini 2007. ?Come Cdo Agroalimentare ? continua Gardini - crediamo che la 'verità' di cui parliamo al Meeting porti un'onore nel proprio lavoro, nella propria operatività. Questo 'onore di fare impresa' si traduce con un rispetto e una grande fiducia nella realtà, nelle persone che operano realmente nelle imprese e nel territorio e nella società in cui sono inserite. Questo determina un'attenzione a tutto ciò che può creare sviluppo e opportunità. Parliamo di agroalimentare raccontando di imprese che hanno accettato questa sfida e nelle maniere più diverse. Vogliamo mostrare come si possa creare sviluppo anche in un contesto non positivissimo come quello attuale. C'è comunque qualcuno che continua a rischiare e ad investire?.
Sul tema specifico della qualità e dell'innovazione, secondo Piraccini ?un marchio vive di reputazione. C'è esigenza di dare continuità alla qualità. Noi su questo ci siamo fortemente impegnati, quando studiamo nuovi prodotti e facciamo innovazione?. Marzano, presidente della maggiore associazione di produttori ortofrutticoli, sostiene che ?innovazione in ortofrutta non significhi fare prodotti nuovi?, ma dare servizi al prodotto anche nelle fasi di confezionamento e distribuzione. ?Innovazione è tracciabilità e innovazione di percorso ? aggiunge Marzano ? e la qualità deve essere rintracciabile sia nella grande distribuzione, sia nei negozi di élite?.
Secondo Bruni ?la qualità è nel DNA delle imprese cooperative?, che rappresentano una fetta consistente del settore agroalimentare. Per il presidente di Fedagri, la qualità passa dalla tracciabilità dell'origine dei prodotti e da un forte legame con il territorio. Un esempio di questo è quanto raccontato dal direttore del Consorzio Grana Padano Stefano Berni: ?stiamo per immettere un tracciante biologico anticontraffazione per il nostro che è il prodotto Dop più venduto al mondo. Al di fuori dell'Italia vengono vendute 1 milione e 100 mila forme (da 38 kg l'una) l'anno, ma le statistiche sui consumatori mondiali direbbero il doppio. La qualità va sì prodotta, ma va protetta e riconosciuta dal consumatore?.
Tassinari, presidente di Coop, in nome della qualità ha espresso ?piena solidarietà ai produttori del biologico?, aggiungendo come l'investimento in qualità da parte della grande distribuzione sia fondamentale in quanto ?il 70% dei consumatori sceglie prima da chi comprare, poi cosa comprare?. Farinetti ha raccontato l'esperienza di Eataly, associazione di piccoli produttori agricoli che puntano su produzioni di alta qualità, sia attraverso punti di distribuzione, sia online. Il Prof. Zamagni, esperto di economia sociale, ha riassunto i risultati della prima ricerca sul PIQ (prodotto interno di qualità): ?Il PIQ occupa il 44% del PIL e l'agroalimentare è ai primi posti come valutazione d'importanza della qualità. Per questo occorrono strategie anticontraffazione sempre più efficaci?. Per il Ministro De Castro ?tutti nella filiera agroalimentare devono fare gioco di squadra per la qualità. Fondamentale è il legame col territorio e la politica deve svolgere un'azione in questo senso. Nella globalizzazione si vince se ci si distingue.

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