La scelta, non solo economica, di mettersi in rete nell'agroalimentare
"Mettere al centro dell'economia l'uomo, in modo da realizzare 'reti' che sappiano creare sviluppo e dare speranza a chi, ogni giorno, lavora nella propria azienda per sé e per gli altri". Questo il messaggio che Camillo Gardini, presidente della Compagnia delle opere (Cdo) agroalimentare, ha lanciato al termine dell'8° Forum organizzato nei giorni scorsi a Milano Marittima. Un momento d'incontro per quasi 300 imprenditori italiani del settore agroalimentare che si sono confrontati per costruire qualcosa, per proporre un modello che rispetti l'uomo e che sia un volano per lo sviluppo. "Le reti creano conoscenza - continua Gardini - e la conoscenza produce sviluppo. Non si tratta solo di uno slogan, scelto a titolo del nostro 8° Forum, ma è una realtà che alcune imprese sono riuscite a concretizzare. Di solito i convegni hanno successo quando si protesta, si fanno rivendicazioni, si chiedono soldi. Invece il nostro appuntamento ogni anno cresce perché ogni aderente alla Cdo agroalimentare ha in sé il seme della speranza e vuole metterlo in comune. Dalle relazioni del Forum emerge il positivo del lavoro quotidiano dell'uomo, pur nelle difficoltà del settore, un lavoro che ha come punto di riferimento la fede in Cristo".
La rete. Per "rete" s'intende la capacità degli imprenditori di superare la concorrenza e l'individualismo per raggiungere un obiettivo comune. Il vecchio motto "l'unione fa la forza" nell'economia globalizzata del 21° secolo si riassume nella parola "rete". E chi dalla "rete" riesce ad aiutare le persone disagiate è il Banco alimentare, la cui esperienza è stata raccontata, durante il Forum, dal presidente Marco Lucchini: "Ogni anno distribuiamo 72 mila tonnellate di alimenti a consumatori indigenti. La logistica, i centri di raccolta, l'organizzazione, costano 12 milioni di euro l'anno per un valore ridistribuito pari a 220 milioni. I volontari sono oltre 1.300. Abbiamo a che fare con tutta la filiera agroalimentare. Il Banco alimentare si basa su una vera e propria rete, e migliore è l'efficienza di questa rete, maggiore è la quantità di prodotto che si fa arrivare a chi si trova in difficoltà".
Una "rete" si forma quando si comincia a valorizzare qualcuno, e insieme si lavora su un tema che è caro all'iniziativa della persona. Ci si guarda attorno non con paura di un concorrente, ma si cercano realtà con le quali condividere un percorso. Emblematici alcuni esempi portati al Forum. Antonio Baietta è presidente, in Lombardia, di un polo agroindustriale in mano agli allevatori. Il settore, infatti, è quello lattiero caseario e la cooperativa è la "Santangiolina" (Milano) che nel 2011 compie 50 anni. Associa 400 allevatori, 250 milioni di latte ritirati ogni anno e, in parte, lavorati in proprio. Alcuni numeri: 40 mila forme di grana padano Dop (Denominazione di origine protetta) prodotte ogni anno, 100 milioni di fatturato. "Il nostro lavoro - ha affermato - lo indirizziamo sulla qualità e sulla diversificazione".
Più delle leggi conta l'uomo. Al Forum sono state anche raccontate due esperienze uniche nel proprio genere: il vino della zona di Montalcino (Siena) e le mele del Trentino. Le due zone in questione hanno un fattore in comune: prima che decollassero le "reti", erano povere e i terreni agricoli valevano, trent'anni fa, non più di 3 milioni di lire l'ettaro. Oggi un ettaro di vigneto a Montalcino può costare 500 mila euro e lo stesso per un ettaro di meleto di qualità in Trentino o Altoadige. "Sono due esempi lampanti - chiarisce Gardini - di come la genialità dell'uomo e la capacità di creare 'rete' possono portare sviluppo in zone depresse. A Montalcino l'intuizione di Ezio Rivella, presidente del Consorzio Brunello di Montalcino, in 'rete' con un finanziatore americano di origine italiana, ha 'inventato' l'economia di un intero territorio. Mentre Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela, durante il Forum ha spiegato che le mele del Trentino sono conosciute in tutto il mondo perché i produttori, essendo piccoli, si sono consorziati investendo in marketing e miglioramento del prodotto. Oggi le due zone, nonostante la crisi, proseguono il proprio trend di crescita. Ciò testimonia quanto conta l'estro dell'uomo e la sua volontà di guardare al futuro con speranza".
La Cdo agroalimentare. Compagnia delle opere agroalimentare è un'associazione di Compagnia delle opere, composta da persone e imprese che operano nella filiera agroalimentare, dal settore della produzione agricola alla trasformazione, dalla commercializzazione all'uso intelligente delle eccedenze alimentari. "La Cdo agroalimentare - precisa il presidente Gardini - è sorta dall'idea di alcuni di noi, perché nella nostra attività, nel lavoro di ogni giorno vi è un desiderio, un bisogno che va oltre la carriera, il potere, i soldi. La risposta a questo desiderio, a questo bisogno, genera nel lavoro una gratuità non calcolata, capace di creare una nuova sensibilità e una diversa espressività". Info: www.cdoagroalimentare.it.
"Mettere al centro dell'economia l'uomo, in modo da realizzare 'reti' che sappiano creare sviluppo e dare speranza a chi, ogni giorno, lavora nella propria azienda per sé e per gli altri". Questo il messaggio che Camillo Gardini, presidente della Compagnia delle opere (Cdo) agroalimentare, ha lanciato al termine dell'8° Forum organizzato nei giorni scorsi a Milano Marittima. Un momento d'incontro per quasi 300 imprenditori italiani del settore agroalimentare che si sono confrontati per costruire qualcosa, per proporre un modello che rispetti l'uomo e che sia un volano per lo sviluppo. "Le reti creano conoscenza - continua Gardini - e la conoscenza produce sviluppo. Non si tratta solo di uno slogan, scelto a titolo del nostro 8° Forum, ma è una realtà che alcune imprese sono riuscite a concretizzare. Di solito i convegni hanno successo quando si protesta, si fanno rivendicazioni, si chiedono soldi. Invece il nostro appuntamento ogni anno cresce perché ogni aderente alla Cdo agroalimentare ha in sé il seme della speranza e vuole metterlo in comune. Dalle relazioni del Forum emerge il positivo del lavoro quotidiano dell'uomo, pur nelle difficoltà del settore, un lavoro che ha come punto di riferimento la fede in Cristo".
La rete. Per "rete" s'intende la capacità degli imprenditori di superare la concorrenza e l'individualismo per raggiungere un obiettivo comune. Il vecchio motto "l'unione fa la forza" nell'economia globalizzata del 21° secolo si riassume nella parola "rete". E chi dalla "rete" riesce ad aiutare le persone disagiate è il Banco alimentare, la cui esperienza è stata raccontata, durante il Forum, dal presidente Marco Lucchini: "Ogni anno distribuiamo 72 mila tonnellate di alimenti a consumatori indigenti. La logistica, i centri di raccolta, l'organizzazione, costano 12 milioni di euro l'anno per un valore ridistribuito pari a 220 milioni. I volontari sono oltre 1.300. Abbiamo a che fare con tutta la filiera agroalimentare. Il Banco alimentare si basa su una vera e propria rete, e migliore è l'efficienza di questa rete, maggiore è la quantità di prodotto che si fa arrivare a chi si trova in difficoltà".
Una "rete" si forma quando si comincia a valorizzare qualcuno, e insieme si lavora su un tema che è caro all'iniziativa della persona. Ci si guarda attorno non con paura di un concorrente, ma si cercano realtà con le quali condividere un percorso. Emblematici alcuni esempi portati al Forum. Antonio Baietta è presidente, in Lombardia, di un polo agroindustriale in mano agli allevatori. Il settore, infatti, è quello lattiero caseario e la cooperativa è la "Santangiolina" (Milano) che nel 2011 compie 50 anni. Associa 400 allevatori, 250 milioni di latte ritirati ogni anno e, in parte, lavorati in proprio. Alcuni numeri: 40 mila forme di grana padano Dop (Denominazione di origine protetta) prodotte ogni anno, 100 milioni di fatturato. "Il nostro lavoro - ha affermato - lo indirizziamo sulla qualità e sulla diversificazione".
Più delle leggi conta l'uomo. Al Forum sono state anche raccontate due esperienze uniche nel proprio genere: il vino della zona di Montalcino (Siena) e le mele del Trentino. Le due zone in questione hanno un fattore in comune: prima che decollassero le "reti", erano povere e i terreni agricoli valevano, trent'anni fa, non più di 3 milioni di lire l'ettaro. Oggi un ettaro di vigneto a Montalcino può costare 500 mila euro e lo stesso per un ettaro di meleto di qualità in Trentino o Altoadige. "Sono due esempi lampanti - chiarisce Gardini - di come la genialità dell'uomo e la capacità di creare 'rete' possono portare sviluppo in zone depresse. A Montalcino l'intuizione di Ezio Rivella, presidente del Consorzio Brunello di Montalcino, in 'rete' con un finanziatore americano di origine italiana, ha 'inventato' l'economia di un intero territorio. Mentre Alessandro Dalpiaz, direttore di Assomela, durante il Forum ha spiegato che le mele del Trentino sono conosciute in tutto il mondo perché i produttori, essendo piccoli, si sono consorziati investendo in marketing e miglioramento del prodotto. Oggi le due zone, nonostante la crisi, proseguono il proprio trend di crescita. Ciò testimonia quanto conta l'estro dell'uomo e la sua volontà di guardare al futuro con speranza".
La Cdo agroalimentare. Compagnia delle opere agroalimentare è un'associazione di Compagnia delle opere, composta da persone e imprese che operano nella filiera agroalimentare, dal settore della produzione agricola alla trasformazione, dalla commercializzazione all'uso intelligente delle eccedenze alimentari. "La Cdo agroalimentare - precisa il presidente Gardini - è sorta dall'idea di alcuni di noi, perché nella nostra attività, nel lavoro di ogni giorno vi è un desiderio, un bisogno che va oltre la carriera, il potere, i soldi. La risposta a questo desiderio, a questo bisogno, genera nel lavoro una gratuità non calcolata, capace di creare una nuova sensibilità e una diversa espressività". Info: www.cdoagroalimentare.it.